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lunedì 3 maggio 2010

Parla il mio libro di antologia, ascoltate le sue parole

Avete mai pensato quante cose avrebbe da dire un libro di antologia se solo potesse parlare? Io me lo sono chiesta, o meglio l’ho domandato al mio libro, e questa è la sua incredibile storia.

“Ricordo che stavo quasi per soffocare, tanto era stretta quella plasticaccia di cui ero ricoperto. Tutti i libri e i quaderni insieme a me erano nella mia stessa condizione. Finalmente, quando credevo di essere stato dimenticato, sentii una voce squillante pronunciare il mio nome.

Non riuscivo a crederci: finalmente le mie pagine venivano sfogliate e piccole dita accarezzavano lievemente la mia copertina. Ora sì, che mi sentivo importante!

Dovevo contare davvero molto per la famiglia che mi aveva comprato, tanto che una bambina mi mise addosso un vestito bellissimo, bianco-argentato che mi andava a pennello. Era molto caldo e soffice, inoltre forniva alla mia copertina una valida protezione. Finalmente arrivò il gran giorno: ero eccitatissimo e quando Alessandra mi mise con delicatezza in cartella mi sentii svenire. Il viaggio era molto confortevole: nello zaino c’era un clima fantastico e durante il tragitto si poteva conversare con gli altri libri e quaderni, mentre quelli più grandi ci preparavano a lavorare fornendoci qualche notiziola in più. Lo zaino comodo e profumato ospitava oggetti di ogni genere. Nel corso della giornata entravano deboli bagliori di luce e ogni volta toccava a un libro diverso l’onore di salire sulla grande tavola verde prato. Quando arrivò il mio turno mi sistemai l’abito e trattenni il fiato… in un attimo mi ritrovai sul banco. Mentre ascoltavo i bambini leggere le mie pagine, notai alcuni individui attorno a me: uno era un basso quaderno ad anelli, tutto pasticciato e zeppo di fogli. Oltre alle matite e alle penne osservai un piccolo astuccio azzurro su cui erano scritti nomi e dediche varie. Lui era il più fortunato di tutti perché poteva permettersi il lusso di stare sempre sul tavolo e aveva la possibilità di ascoltare nitidamente tutte le lezioni, anche se molti lo compativano un po’ dato che era costretto ad ascoltare anche le lezioni di musica. Anche a casa il tempo trascorreva piacevolmente visto che nella stanza sono molti gli oggetti interessanti. Passato qualche mese non ho cambiato opinione e sono tuttora convinto del fatto che svolgo un lavoro bellissimo.”

Alessandra Jori

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