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sabato 1 maggio 2010

La cantina

Questa notte ho fatto un sogno stranissimo, che ora vi racconto.

Ero in una casa abbandonata in campagna, mi sentivo solo, era molto buio, il vento faceva sbattere le finestre, la luce della luna creava ombre minacciose che mi spaventavano.

Ad un certo punto ho sentito un rumore proveniente dalla cantina e, preoccupato, sono andato a controllare. All’entrata ho trovato una torcia ancora carica, con cui ho ispezionato l’intero locale, ma non ho visto nessuno. All’improvviso ho sentito una voce che mi ha detto:

- Chi sei, da dove vieni? -

- Mi chiamo Matteo, abito a Londra e ho 8 anni. Chi è che ha parlato ? -

- Accendi la luce con il pulsante a fianco alla porta, così mi vedrai –

Quando la luce ha invaso l’intera stanza, ho visto un telefono a disco che mi fissava. Era davvero molto strano, aveva gli occhi sui tasti, la bocca al centro del cerchio e le orecchie sulla cornetta.

Si è presentato, si chiamava Portatile, perché sognava di essere un cellulare.

Mi ha raccontato la sua vita: un tempo era molto utilizzato . Quando andava a scuola lo detestavano tutti perché non era moderno, difatti gli altri erano cordless, cellulari o elettrodomestici tecnologici, lui non se ne preoccupava e si difendeva dicendo loro che lui era il più originale, nessuno era come Portatile.

Dopo aver chiacchierato un po’, mi ha presentato la sua migliore amica, una macchina fotografica di nome Cannocchiale, perché vedeva molto lontano grazie al suo forte zoom. Era molto timida, per questo non voleva farsi vedere. Si erano conosciuti in un modo molto strano. Un giorno lei, che alloggiava lì da molto tempo, aveva sentito qualcuno entrare, si era spaventata e aveva generato un lampo con il suo flash. Portatile era sobbalzato e aveva scontrato il tasto per accendere la luce. A quel punto, i loro sguardi si erano incrociati, e c’era stato un vero e proprio colpo d fulmine reciproco. Così avevo scoperto che erano fidanzati.

Quando li stavo per salutare ho sentito una persona dietro di me che mi muoveva il braccio, era mia madre, allora mi sono svegliato.

E’ stato un bellissimo sogno!

Gabriele Filaferro

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